Diventa anche tu un “facilitatore digitale”: partecipa al nuovo servizio civile

C’era una volta l’obiezione di coscienza. Hai già sentito questo termine? Forse si, ma nel caso opposto ti spieghiamo di cosa si trattava e perché partiamo da questo tema per sviluppare quello centrale attraverso un approfondimento sul nuovo servizio civile digitale.

Iniziamo con qualche cenno storico e normativo.

1972: viene introdotto il diritto all’obiezione di coscienza

Nel nostro ordinamento giuridico l’obiezione di coscienza fu introdotta in Italia nel 1972 dopo l’approvazione della Legge 772/72 contenente le “Norme per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza“.

In quel periodo storico, i fermenti che erano scoppiati con la rivoluzione giovanile del ’68 e il successivo periodo stragista, aprirono la strada a una riflessione collettiva e istituzionale sui nuovi panorami sociali e politici.

Col termine “obiezione di coscienza” si intese offrire il diritto di scelta ai giovani chiamati alla leva militare: coloro che rifiutavano l’uso personale delle armi, essendo contrari a ogni forma di violenza, poterono presentare domanda di servizio civile piuttosto di ritrovarsi in divisa con l’obbligo di formarsi militarmente.

Ecco cosa conteneva l’articolo 1 della normativa in questione:

Gli obbligati alla leva che dichiarino di essere contrari in ogni circostanza all’uso personale delle armi per imprescindibili motivi di coscienza, possono essere ammessi a soddisfare l’obbligo del servizio militare nei modi previsti dalla presente legge. I motivi di coscienza addotti debbono essere attinenti ad una concezione generale della vita basata su profondi convincimenti religiosi o filosofici o morali professati dal soggetto. Non sono comunque ammessi ad avvalersi della presente legge coloro che al momento della domanda risulteranno titolari di licenze o autorizzazione relative alle armi indicate, rispettivamente, negli articoli 28 e 30 del testo unico della legge di pubblica sicurezza o siano stati condannati per detenzione o porto abusivo di armi”.

Fu una riforma epocale in una nazione che, fino ad allora, inviava la famosa cartolina di precetto che ha fatto dormire sonni poco tranquilli a milioni di giovani italiani, fosse solo per quel periodo prolungato da trascorrere lontani da casa e dai propri cari.

1995: la prima riforma

La legge fu poi abrogata nel 1995 con l’approvazione della Legge 230/1998 in materia di “Nuove norme in materia di obiezione di coscienza“, all’articolo 23 (l’ultimo del testo di legge) si riporta l’abrogazione della Legge 772 e le successive modifiche.

Per comprendere l’evoluzione, anche di tipo sociale, che questa riforma apportò al nostro sistema paese, è interessante leggere l’articolo 1:

I cittadini che, per obbedienza alla coscienza, nell’esercizio del diritto alle libertà di pensiero, coscienza e religione riconosciute dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, opponendosi all’uso delle armi, non accettano l’arruolamento nelle Forze armate e nei Corpi armati dello Stato, possono adempiere gli obblighi di leva prestando, in sostituzione del servizio militare, un servizio civile, diverso per natura e autonomo dal servizio militare, ma come questo rispondente al dovere costituzionale di difesa della Patria e ordinato ai fini enunciati nei «Principi fondamentali» della Costituzione. Tale servizio si svolge secondo le modalità e le norme stabilite nella presente legge”.

Da notare come anche il servizio civile fosse comunque considerato un dovere riconosciuto a livello costituzionale che i cittadini dovevano compiere in difesa della patria. Significava che non si serviva la patria solo indossando una divisa militare e preparandosi alla difesa strategica dei nostri confini, ma anche con altri tipi di servizi utili alla collettività.

Essendo il servizio civile un sostitutivo della leva militare, esso era obbligatorio per legge. Si poteva scegliere quale delle due soluzioni abbracciare, ma non ci si poteva rifiutare.

2001: nasce il servizio civile nazionale

Pochi anni dopo la riforma del diritto all’obiezione di coscienza approvata nel 1998, ecco che nel 2001 viene avviato – inizialmente in via sperimentale – il servizio civile nazionale.

Con l’approvazione della Legge 64/2001 si tracciarono le nuove linee guida di un percorso del tutto nuovo. Cadde per esempio l’obbligatorietà: i giovani potevano volontariamente proporsi per partecipare a un progetto facente parte del SCN.

Per comprendere meglio le evoluzioni sui principi e le finalità, è importante anche leggere il testo introduttivo della normativa, che al Capo 1 recita:

Disposizioni relative alla istituzione del servizio civile nazionale
Principi e finalità.
1. È istituito il servizio civile nazionale finalizzato a:
a) concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari;
b) favorire la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà sociale;
c) promuovere la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, con particolare riguardo alla tutela dei diritti sociali, ai servizi alla persona ed alla educazione alla pace fra i popoli;
d) partecipare alla salvaguardia e tutela del patrimonio della Nazione, con particolare riguardo ai settori ambientale, anche sotto l`aspetto dell`agricoltura in zona di montagna, forestale, storico-artistico, culturale e della protezione civile;
e) contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani mediante attività svolte anche in enti ed amministrazioni operanti all`estero.

Con questa riforma, i giovani dai 18 ai 26 anni di ambo i sessi, ebbero l’opportunità di scegliere di impegnarsi in un “percorso di formazione sociale, civica, culturale e professionale attraverso l’esperienza umana di solidarietà sociale, attività di cooperazione nazionale ed internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale“.

E’ importante anche sapere che nel 2000 era stata inserita, all’interno della Legge 331/2000, la decisione di sospendere l’obbligo di leva a partire dal 2007, anche se poi la data fu anticipata al 2005.

APPROFONDISCI LA LETTURA: se desideri leggere il testo completo della legge istitutiva del servizio civile nazionale, collegati dal seguente link alla sezione del sito del Parlamento: Istituzione del servizio civile nazionale.

L’accesso ai giovani stranieri

I tempi cambiano in fretta ed è necessario adeguarsi ai cambiamenti. Sono tanti i ragazzi stranieri che vivono nel nostro paese e che magari, pur essendo nati sul nostro territorio, non hanno ancora la cittadinanza italiana.

Nel 2015, a fronte di una sentenza della Corte di Cassazione, si cancellò il requisito della nazionalità italiana per i giovani che desiderassero partecipare a un progetto tra quelli proposti dal servizio civile nazionale.

Contemporaneamente il governo lavorava all’avvio del servizio civile universale, che fu sancito con l’approvazione della Legge 106/2

Servizio civile digitale e Dipartimento delle politiche giovanili

La gestione del servizio civile universale è affidata al Dipartimento delle politiche giovanili che coordina tutte le attività.

A grandi passi anche l’Italia ha abbracciato il programma europeo di digitalizzazione e così, anche per ciò che riguarda le politiche giovanili e il servizio civile universale, non poteva mancare una novità in tal senso: il servizio civile digitale.

Scopriamo insieme di cosa si tratta, i requisiti indispensabili per presentare la domanda di ammissione al bando e altre informazioni utili per affrontare questo percorso di formazione che presenta aspetti e opportunità molto interessanti.

Cos’è il servizio civile digitale

Si tratta di un’ulteriore evoluzione del servizi civile, di un percorso che si propone l’obiettivo di formare i cittadini al mondo digitale. Per ora in ancora fase sperimentale.

Il fine è quello di ottemperare alla Strategia nazionale per la formazione alle competenze digitali, che entro il 2026 dovrà portare l’Italia ai parametri medi europei.

Alla fine di Dicembre 2021 fu presentato pubblicamente questo nuovo progetto nazionale attraverso questa pagina del sito ufficiale del Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale: Il servizio civile diventa digitale.

La formazione ai cittadini avviene attraverso l’impiego volontario dei giovani che aderiscono al servizio civile digitale e grazie alla partecipazione degli enti e di soggetti pubblici e privati che erogano i percorsi di formazione, che devono essere regolarmente iscritti presso l’apposito Albo del Servizio civile.

In massima sintesi: i giovani diventano facilitatori digitali, insegnano cioè l’uso degli strumenti digitali per non lasciare indietro chi non ha dimestichezza, per esempio, con l’uso dello SPID, della CIE, della posta elettronica ma anche su come accedere ai social network e creare un profilo personale o ai servizi online dalla PA che ormai stanno diventando fondamentali per ottenere i servizi erogati.

Rendere le persone di ogni fascia di età indipendenti nell’accesso al mondo digitale, è un grande passo avanti nell’evoluzione dei diritti della popolazione.

Potremmo chiamarlo un programma di inclusione digitale.

Come si aderisce al servizio civile digitale

Per aderire, i giovani devono essere in possesso di determinati requisiti, come per esempio quello anagrafico: la fascia di età è compresa tra i 18 e i 26 anni.

Poiché la gestione di alcune regole e criteri è però affidata agli enti locali, a seconda del comune di residenza possono presentarsi differenze, anche se di minima entità, nei requisiti richiesti per lo svolgimento del servizio civile di sostegno e formazione al mondo digitale.

Formazione dei volontari

Per formare gli altri al mondo digitale è comunque necessario ricevere una formazione. L’approccio con le persone, per esempio, deve essere adeguato all’incarico che viene assegnato. Non tutti sanno come insegnare, come formare: è essenziale quindi imparare a farlo.

Per tale ragione i volontari che partecipano a questi progetti seguono percorsi di formazione che sono a cura del Dipartimento per la trasformazione digitale in collaborazione con il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale.

Alla fine dei percorsi professionalizzanti di formazione in campo digitale, si riceve la relativa certificazione e si è pronti a iniziare con il servizio di facilitatore digitale.

Durata e rimborso mensile

E’ anche bene conoscere altri dettagli importanti, come per esempio la durata di un progetto di questo genere. Nel caso del bando di cui hai scoperto le informazioni nel paragrafo precedente, i giovani selezionati si impegnano a prestare servizio per 12 mesi e con un orario settimanale di 25 ore.

Trattandosi di volontariato non esiste il criterio di “stipendio mensile” bensì si ottiene un rimborso spese che è pari a 444.30 euro erogati ogni mese.

Nuovo bando per il servizio civile digitale: le informazioni utili per partecipare

Tra i primi bandi del servizio civile digitale vi è quello per 2.613 posti per altrettanti giovani che tra la fine del 2022 e il 2023 possono essere interessati a prestare servizio come facilitatore digitale.

Potrai leggere il bando completo accedendo alla pagina del sito del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Universale che contiene tutte le informazioni utili per candidarsi e la scadenza che è stata fissata al 30 Settembre 2022.

Se stai leggendo questo articolo di approfondimento prima della data di scadenza del bando e desideri proporre la tua candidatura, accedi – tramite SPID o CIE – al sito Bando per la selezione degli operatori volontari.

BUONO A SAPERSI: per non lasciare indietro nessuno, viene ovviamente sostenuta la partecipazione a questi progetti a categorie di giovani che fanno parte delle fasce considerate fragili, come per esempio gli invalidi, i giovani con bassa scolarizzazione o che vivono in condizione di svantaggio economico.

Conclusioni

A questo punto, ci piacerebbe conoscere la tua idea in proposito: cosa pensi del servizio civile e del servizio civile digitale? La consideri una tappa strategica nel percorso formativo, ma anche civile, di un giovane? Ti andrebbe di farci avere la tua opinione e farla leggere ai nostri lettori?

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Emilia Urso Anfuso

Giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica.
Collabora con Novella2000, il settimanale Visto (interviste a personaggi della politica, della cultura e dello spettacolo) e per altre testate giornalistiche, tra cui il quotidiano Libero per i settori politica, economia e attualità
Scrive da diversi anni per i siti di informazione online del Gruppo Puntoblog Media: consumatori.blog, assistenza-clienti.it e lavoratori.blog.
Fondatrice e direttore responsabile, dal 2006, della testata giornalistica di informazione online: www.gliscomunicati.it
Sociologa
Esperta di comunicazione
Ideatrice e conduttrice della trasmissione video MediaticaMente e del ciclo di trasmissioni "Racconti investigativi" insieme al Luogotenente dei crimini violenti del ROS dei Carabinieri Rino Sciuto
I suoi libri sono in vendita su Amazon

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