Scopri come puoi usare la CIE invece dello SPID per accedere ai siti della Pubblica Amministrazione

Agenda digitale e programma di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: un tema che ci vede tutti protagonisti. Il dipartimento di Stato per la trasformazione digitale del Paese è in fermento e si attendono altri cambiamenti.

A partire dal primo ottobre del 2021, il vecchio sistema di accesso alle piattaforme web della Pubblica Amministrazione tramite PIN, è stato mandato in soffitta a beneficio dello SPIDSistema Pubblico di Identità Digitale – rendendolo quindi obbligatorio per tutti i cittadini.

Accedere ai servizi online della PA è ormai diventata una consuetudine per milioni di Italiani, che, in special modo dopo l’avvento della pandemia da Covid19, hanno imparato in massa a usare questo tipo di soluzione per ottenere servizi utili ai contribuenti.

Chi ha poca dimestichezza con l’informatica e col web, si reca presso i CAF o i Patronati che, con cifre minime, procedono per conto dei cittadini.

Dalle richieste di certificati a quelle relative ai bonus e ai sostegni economici, passando per l’accesso a pratiche come la richiesta dell’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Effettiva, il web e le chiavi di accesso digitali rappresentano oggi non più un’alternativa, quanto la soluzione di prima scelta per ottenere una rosa molto ampia di servizi.

Accesso digitale ai servizi della PA: cambiamenti in corso

Pensavamo di essere giunti alla soluzione digitale perfetta quando, nel 2016, fu lanciato il metodo di accesso alle piattaforme web tramite SPID.

Il processo che portò al cambiamento epocale era però stato avviato qualche anno prima, nel 2014, quando fu approvato il primo procedimento di attuazione attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DPCM N° 285/2014.

Le prime identità digitali, sviluppate da alcuni provider accreditati, furono però rilasciate solo nel 2016. Inizialmente si crearono non poche difficoltà per i cittadini italiani, più che altro per la fascia di contribuenti over 65 che non sempre sono alfabetizzati in materia informatica.

Invece ora ecco che dal Governo arrivano novità: secondo quanto si è appreso, sarebbe un’altra la soluzione più valida per semplificare la vita dei cittadini.

Molti contribuenti se ne chiedono però il motivo, dal momento che la trasformazione era già avvenuta con l’introduzione obbligatoria del Sistema Pubblico di Identità Digitale.

Cerchiamo di comprendere meglio: la decisione è stata presa da Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica del Governo presieduto da Giorgia Meloni. Ecco cosa ha dichiarato Butti durante la festa per festeggiare il decennale dalla fondazione del partito Fratelli d’Italia: «Dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e a promuovere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale, nazionale e gestita dallo Stato».

Con questo, si intende quindi ottenere una chiave digitale di Stato per accedere ai siti della Pubblica Amministrazione, come più volte è stato dichiarato nel corso del tempo. Non si tratta però solo di semplificazione, perché l’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di affidare alle imprese pubbliche, come per esempio a Poste Italiane e non più i provider privati, la gestione di questo tipo di accessi.

La sostituzione sarà comunque graduale, ma è bene iniziare fin da adesso a scoprire le funzionalità della CIE, che già adesso può essere usata non solo per scopi di identificazione quanto di accesso a vari servizi online.

BUONO A SAPERSI: al momento della scrittura di questo articolo, i dati ufficiali confermano che sono state emesse oltre 30 milioni di CIE.

Come associare la carta di identità elettronica allo smartphone

A questo punto, non ci resta che parlare di cose pratiche: come si utilizza la CIE per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione?

Facciamo un esempio pratico: poniamo il caso che tu debba accedere al sito dell’Agenzia delle Entrate. Finora hai fatto accesso cliccando su “Accedi con Spid” e hai proceduto con il riconoscimento della tua identità tramite l’App per la scansione del codice QR che, automaticamente e in un solo secondo, ti apre le porte dei servizi online.

La medesima cosa può essere fatta utilizzando la tua CIE: effettuando alcuni passaggi che troverai di seguito e tenendo a portata di mano la tua CIE e il PIN di 8 cifre a essa associato (più avanti scoprirai dove trovarlo).

Attenzione però, per procedere è necessario essere in possesso di un cellulare dotato di sistema NFC, la tecnologia che permette la trasmissione di dati a corto raggio e che è già utilizzata da tempo anche in Italia per i pagamenti contactless attraverso il cellulare. Senza questo tipo di tecnologia integrata al dispositivo mobile non potrai utilizzare la CIE al posto dello SPID. Verifica quindi la sua presenza accedendo alle impostazioni del tuo cellulare.

Ecco di seguito tutti i passaggi che devi effettuare per iniziare a utilizzare la CIE al posto dello SPID:

  • accedi alla piattaforma web della PA che ti interessa;
  • clicca su Accedi;
  • seleziona l’opzione Entra con CIE;
  • si apre una pagina che ti chiederà di scaricare l’App CIE ID;
  • accedi allo store del tuo dispositivo mobile Android o iOS;
  • cerca “CIE ID” e procedi con il download;
  • lancia la App e segui la procedura guidata per il riconoscimento del tuo Smartphone;
  • per effettuare l’associazione del tuo Smartphone ti sarà richiesto di inserire il PIN di 8 cifre che è legato alla CIE;
  • quando richiesto, dovrai avvicinare la CIE al retro del tuo cellulare per farla “dialogare”col sistema NFC;
  • se la procedura andrà a buon fine riceverai la conferma dell’avvenuta associazione del dispositivo mobile.

Ora prosegui con la lettura del prossimo paragrafo per scoprire dove si trova il PIN della tua CIE, un codice che ti sarà necessario per effettuare l’associazione del documento al tuo dispositivo mobile.

Il codice PIN di 8 cifre della CIE

Se ti stai chiedendo “Dove trovo il PIN di 8 cifre associato alla mia CIE”? Hai ragione, potresti non ricordarlo o addirittura, non saperlo…

La Carta di Identità Digitale è fornita dei codici PIN e PUK, un po’ come quando acquisti una SIM per il cellulare. Il PIN serve per accedere alle funzionalità della SIM quando la installi sul tuo Smartphone, il PUK invece è un codice di sicurezza da utilizzare, per esempio, nel caso in cui tu dovessi aver perso il PIN e avere necessità di sbloccare il telefono e la SIM.

Torniamo alla CIE: quando ritiri il tuo documento di identità digitale ti vengono forniti anche questi due codici ma, per sicurezza, riceverai la metà delle cifre di entrambi al momento della richiesta del documento, mentre le cifre finali ti saranno consegnate unitamente al documento digitale.

Unendo le metà dei codici PIN e PUK ottieni il PIN completo che è associato alla tua CIE.

Come accedere ai siti della Pubblica Amministrazione usando la CIE

Ora che hai appreso tutte le informazioni utili per associare la CIE al tuo dispositivo mobile e nel caso in cui il processo sia andato a buon fine, potrai accedere alle piattaforme web della PA utilizzando la tua carta di identità digitale.

Per effettuare l’accesso, non dovrai fare altro che seguire questi passaggi:

  • clicca su Accedi sul sito che ti interessa;
  • scegli Entra con CIE;
  • clicca sul pulsante Prosegui con smartphone;
  • inserisci il codice della tua CIE che si trova in alto a destra;
  • apparirà il codice QR;
  • lancia l’App CIE ID e scansiona il codice QR con lo scanner integrato cliccando su Scansiona codice QR.

L’accesso alla piattaforma è immediato e potrai subito usare i servizi online associati.

Conclusioni

I cambiamenti, si sa, a volte provocano un po’ di ansia, ma ormai siamo abbastanza abituati anche ai processi di digitalizzazione, giusto?

Ci piacerebbe però sapere qualcosa in più su come la pensi: hai già provato a effettuare l’accesso ai siti della PA utilizzando la tua CIE? Hai trovato difficoltà o è andato tutto liscio?

Perché non ci racconti la tua esperienza descrivendola sul modulo online Storie di consumatori? Potrai esprimere la tua opinione, aprire un dibattito pubblico con i nostri lettori – che a loro volta potranno commentare e arricchire questo articolo – e rendere pubblica la tua esperienza personale.

Emilia Urso Anfuso

Giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica.
Collabora con Novella2000, il settimanale Visto (interviste a personaggi della politica, della cultura e dello spettacolo) e per altre testate giornalistiche, tra cui il quotidiano Libero per i settori politica, economia e attualità
Scrive da diversi anni per i siti di informazione online del Gruppo Puntoblog Media: consumatori.blog, assistenza-clienti.it e lavoratori.blog.
Fondatrice e direttore responsabile, dal 2006, della testata giornalistica di informazione online: www.gliscomunicati.it
Sociologa
Esperta di comunicazione
Ideatrice e conduttrice della trasmissione video MediaticaMente e del ciclo di trasmissioni "Racconti investigativi" insieme al Luogotenente dei crimini violenti del ROS dei Carabinieri Rino Sciuto
I suoi libri sono in vendita su Amazon

6 commenti

  • Trovo questa novità veramente stupida, tra l’altro con delle motivazioni da mentecatti (tra le altre “Perché gli anziani non sanno usare lo SPID”, ah invece me li immagino belli snelli a controllare che il loro Brondi Amico abbia la tecnologia NFC…..)
    Scherzi a parte, dopo gli investimenti e le risorse impiegate per creare lo SPID perché toglierlo? Non si potrebbero semplicemente affiancare?
    Eliminare lo SPID e’ un problema per chi, come me e tantissimi altri, vive all’estero e la CIE non può averla.
    Perché noi dobbiamo essere penalizzati?

    • Cara Marta,
      battute a parte, che ci stanno pure bene volendo, è necessario entrare nel processo di riforma digitale, che è complesso ed è, ancora oggi, in fase sperimentale.

      Solo quando gli elementi contenuti all’interno dell’Agenda Digitale Italiana (che recepisce i contenuti di quella Europea) saranno radicati, allora potremo tutti tirare un sospiro di sollievo: intendo dire che ci troviamo nell’occhio del ciclone di una riforma di enormi proporzioni che cambierà sempre più le nostre abitudini quotidiane.

      Oltre a questo, gli italiani che vivono all’estero ma sono iscritti all’A.I.R.E. – so che lo sa ma lo scrivo per i lettori che leggono questo commento – possono ovviamente ottenere e usare anche la CIE, oltre allo SPID.

      Grazie per il suo commento che ha permesso di replicare fornendo altre informazioni spero utili

      Le auguro una buona giornata

      • Purtroppo non e’ cosi.
        Benché iscritti all’ AIRE non tutti i cittadini ricevono lo stesso trattamento: nel caso della CIE viene rilasciata esclusivamente dagli uffici consolari nell’Unione Europea e in Gran Bretagna, Svizzera, Norvegia, Principato di Monaco, San Marino e Città del Vaticano.
        Rimaniamo fuori in tanti.
        E rimango dell’idea che, sperimentazione o meno, buttare all’aria un progetto che seppur con dei difetti, funziona, su cui si e’ investito tempo e denaro e’ proprio da poco furbi.

        • Le opinioni personali hanno diritto di essere esternate ma tali restano, ovviamente
          Ci occupiamo da anni della realizzazione di articoli di informazione o di approfondimento su temi utili e sui diritti dei consumatori, o guide su “come fare” per risolvere qualcosa o su servizi utili e altre informazioni simili.

          Un cordiale saluto e grazie per i suoi commenti

          • Scusi ma questo cosa c’entra?
            La mia opinione non era rivolta al suo articolo ma in generale a come e’ stata approcciata dall’attuale Governo la questione SPID, e cioè “Ma siii, mandiamo tutto in malora, tanto non abbiamo speso tempo e denaro per creare tutta l’infrastruttura necessaria, buttiamola pure giù perché gli anziani non ci saltano fuori!”
            E appunto facevo presente che no, non tutti gli Italiani residenti all’estero hanno accesso alla CIE, ergo cittadini che dovrebbero avere gli stessi diritti degli altri in realtà non li hanno.
            Poi se lei continua a rispondere con giri di parole su tutt’altro io non so più che dirle…
            Saluti

          • Signora, io sono una giornalista e lavoro anche per gli editori del gruppo di cui fa parte anche questo sito di informazione: rispondo ai commenti come un gesto di gentilezza nei confronti dei lettori, non devo quindi “rispondere con giri di parole o meno”, abbia pazienza.

            Le ho risposto per dichiararle apprezzamento per aver voluto dare la sua opinione.

            Un cordiale saluto e buona giornata

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