Ogni cittadino italiano conosce bene la situazione: se si devono fare esami diagnostici o interventi chirurgici attraverso il SSN – Sistema Sanitario Nazionale – nella maggior parte dei casi gli appuntamenti vengono fissati dopo diversi mesi.
È una situazione grave, che non solo non accenna a migliorare ma che, col passare del tempo, sta diventando sempre più critica.
Accade ogni giorno e in ogni regione del belpaese. Persino che patisce gli effetti di patologie gravi, si pensi alle varie forme di cancro, deve combattere con le incredibili lungaggini del SSN. Da cosa nasce questa situazione?
Possibile che i consumatori non possano avere il sacrosanto diritto di accedere agli esami diagnostici, e agli interventi chirurgici, tramite il Sistema Sanitario Nazionale ma in tempi umani?
Per capire meglio la situazione, e per conoscere le normative in vigore che – nella realtà dei fatti – danno ragione ai cittadini, ecco un approfondimento che sarà di grande aiuto per tutti.
Stiamo parlando di salute, non di caramelle…
In questo articolo parliamo di:
Piano Nazionale per le Liste di Attesa
Alzi la mano chi non ha avuto, almeno una volta, a che fare con i lunghissimi tempi di attesa per sottoporsi a esami diagnostici, o interventi chirurgici, attraverso il SSN. Ormai la situazione è generalizzata. Se un tempo queste situazioni si presentavano con maggior frequenza nelle regioni del centrosud, ormai tutta l’Italia è interessata da questo tipo di problema.
In molti casi la situazione diventa drammatica, in special modo per le famiglie a basso reddito e che non possono permettersi prenotare le stesse prestazioni sanitarie a pagamento.
Nessuno è escluso da questo tipo di trattamento: persino chi è ammalato di cancro o di altre patologie gravi, e che necessitano di frequenti controlli medici nel corso dell’anno, subisce lo stesso tipo di assurdità.
Oltretutto i cittadini non sono informati a dovere sui loro diritti. Per esempio: quanti sono a conoscenza del fatto che esiste il Piano Nazionale per le Liste di Attesa? Quasi nessuno, perché viene metodicamente disatteso a causa del fatto che il sistema sanitario non comunica come dovrebbe i diritti fondamentali ai contribuenti.
Ecco di cosa si tratta: nel caso in cui è necessario sottoporsi a una visita specialistica, essa deve essere erogata entro 30 giorni dalla richiesta. Una mammografia, esame diagnostico fondamentale per la prevenzione del tumore alla mammella, può avere una tolleranza dei tempi di attesa di circa 60 giorni.
Cosa accade nella realtà dei fatti? Che nella maggior parte dei casi l’appuntamento viene fissato dopo un anno. Eppure esiste un decreto legislativo, il 124/98, che è molto chiaro: l’azienda sanitaria deve fornire ai cittadini le informazioni relative alle strutture sanitarie, siano esse pubbliche o convenzionate, presso cui potersi rivolgere per effettuare gli esami.
Non basta: nel caso in cui anche queste strutture dovessero fornire appuntamenti con date troppo in là nel tempo, allora si ha diritto a ottenere la stessa prestazione sanitaria in intramoenia pagando solo il ticket, a meno di non essere assegnatari di un’esenzione.
Come accedere agli esami in regime di intramoenia in caso di lunghe liste di attesa
Accedere al diritto di ottenere gli esami diagnostici in regime di intramoenia, non è però un passaggio automatico. È infatti necessario inviare, al direttore sanitario della struttura presso la quale si chiede di ottenere questo diritto, una richiesta formale.
Il direttore sanitario, ricevuta la richiesta, dovrà poi verificare che essa sia corretta, e darne approvazione. Un po’ fumiginoso come metodo, ma è così che funziona, meglio di dover andare a pagare centinaia di euro…
L’urgenza sulle richieste degli esami diagnostici
Un’altra via consentita dalla normativa in vigore, e dedicata in special modo ha chi ha urgenza di sottoporsi agli esami diagnostici, è quella della richiesta di urgenza.
È il medico di base o lo specialista, in questo caso, a dover apporre la croce sull’apposita casella presente nel modulo di richiesta. Una soluzione da vagliare caso per caso.
I motivi per cui in Italia si attende troppo per accedere alle cure
L’accesso alle cure è uno dei diritti fondamentali dei cittadini. Renderlo difficile rema contro questo criterio. Vi siete mai chiesti perché subiamo questa situazione?
Ragionando sulla situazione aleggia un dubbio. Nel nostro paese è possibile sottoporsi a visite ed esami presso gli ospedali pubblici in regime di intramoenia. È un sistema introdotto nel nostro paese con l’approvazione della legge 189/2012.
Attraverso questo decreto legge, si consente ai medici ospedalieri di poter visitare i pazienti, e di sottoporli agli esami diagnostici, presso gli ospedali pubblici ma a pagamento e fuori dall’orario di servizio.
Il volume di affari scaturito da questo sistema è pari a circa un miliardo l’anno, cifra che resta quasi totalmente nelle tasche dei medici. A pensar male si fa peccato, disse qualcuno, ma a non pensare si resta indietro, dico io.
Non sarà che, pur di non perdere questa fetta così generosa di emolumenti, si tenda ad allungare i tempi di attesa così da spingere le persone a spendere pur di potersi curare?…
Conclusioni
L’Italia è una nazione con un sistema generale molto contraddittorio. Le differenze di gestione dei servizi al cittadino creano enormi spaccature sociali tra nord e sud.
Se poi si tratta di salute e di diritto alle cure, ecco che invece si diventa tutti simili: lungaggini, burocrazia, ospedali che spesso non forniscono le dovute attenzioni e cure ai pazienti diventano parte del tessuto nazionale. Eppure, lo dice un recente studio sul tema, in Italia vantiamo i migliori medici d’Europa…
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