Da diversi mesi si parla solo di reddito di cittadinanza nel nostro paese.
Questo sussidio, che per molti è divenuto una boccata di ossigeno nei nuclei familiari a rischio povertà assoluta, e che per altri è una speranza per tentare di ottenere un posto di lavoro – in attesa che si sviluppino gli ulteriori passaggi dati dalla formazione del gruppo dei Navigator e dalla riforma dei centri per il lavoro – è a metà tra un sostegno al reddito per i meno abbienti e un elemento che potrebbe portare a trovare una collocazione lavorativa più o meno stabile.
Potrebbe, perché è ancora presto per comprendere come verrà organizzata la fase più importante: quella legata proprio alle famose tre proposte lavorative. Staremo a vedere, e racconteremo puntualmente gli sviluppi.
Non esiste, però, solo il reddito di cittadinanza per sostenere chi si trova in difficoltà economiche oppure ha perso il posto di lavoro.
In questo articolo, analizziamo due misure in essere da tempo nel nostro paese: la NASPI e gli assegni familiari.
In questo articolo parliamo di:
Un tempo si chiamava semplicemente “indennità di disoccupazione”. Oggi si chiama NASPI – acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego – e viene erogata, mensilmente, dietro domanda di quei cittadini che, per motivi che non sono dipendenti alla propria volontà, vengono licenziati dal posto di lavoro. Vale per tutti coloro che hanno perso il posto a partire dal 1° Maggio 2015.
La NASPI sostituisce le prestazioni precedenti, denominate ASPI e MiniAspi ed è stata introdotta con il Jobs Act durante il Governo Renzi.
Per farne richiesta, si può scegliere tra tre modalità:
Accedendo a questo link si può scaricare il modulo per presentare la domanda.
Tra le cose importanti da sapere: l’importo mensile della NASPI non può essere superiore ai 1.300 euro.
In ogni caso, il calcolo delle somme che verranno erogate saranno calcolate, in percentuale, sulla base della contribuzione mensile media ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni.
La platea delle persone che possono avere diritto alla NASPI dopo essere state licenziate è variegata.
Ecco le categorie:
È necessario ricordare che, per poter presentare la domanda, non si devono superare i 68 giorni, calcolati a partire da:
Infine, citiamo le categorie di lavoratori che non rientrano nel diritto a chiedere la NASPI.
Ecco la lista:
Ecco un altro dei sostegni al reddito, in questo caso previsto per i lavoratori italiani, i titolari di trattamenti previdenziali e i pensionati: gli assegni familiari, o per meglio dire ANF – Assegno per il Nucleo Familiare.
Esiste un’altra categoria interessata a questa prestazione: i lavoratori assistiti da un’assicurazione contro la tubercolosi.
Anche in questo caso è l’INPS a erogare il sostegno.
Scopriamo insieme cosa sono, come funzionano e come vanno richiesti.
Iniziamo con la lista dei lavoratori che hanno diritto a richiedere l’erogazione degli assegni familiari in busta paga:
Passiamo alla parte pratica: come si chiedono gli assegni familiari?
La domanda va presentata esclusivamente online, almeno per quanto concerne i dipendenti delle aziende private, attraverso la piattaforma online dell’INPS.
In pieno sviluppo dell’era digitale, questa appare essere la metodica ormai utilizzata per molte delle pratiche che, quotidianamente, vengono inoltrate agli enti nazionali.
In precedenza, la richiesta andava fatta direttamente al datore di lavoro, cosa che è rimasta immutata per ciò che riguarda i lavoratori dipendenti di aziende agricole, che possono ancora consegnare, direttamente al datore di lavoro, la copia cartacea del modello ANF/DIP SR16.
È necessario, quindi, compilare l’apposito modulo scaricabile sul proprio PC cliccando su questo link: modulo di richiesta degli assegni familiari.
Se non si è troppo pratici con le questioni burocratiche, meglio chiedere aiuto a un patronato o a un CAF.
È importante sapere quali sono i familiari che rientrano nel cosiddetto “Nucleo ANF”, per capire se si è nella condizione di poter richiedere gli assegni familiari.
Ecco la lista completa dei familiari che possono essere messi a carico del lavoratore:
Per maggior chiarezza, ecco l’elenco completo di chi non è possibile ritenere “familiare a carico” ai fini dell’ottenimento degli assegni familiari.
Essi sono:
Uno degli interrogativi che, con maggiore frequenza, vengono posti ai consulenti del lavoro in merito agli assegni familiari, è quello relativo ai familiari a carico che risiedono all’estero.
In casi del genere, si ha sempre diritto a riceverli? La risposta è positiva. L’importante è che il lavoratore richiedente sia italiano.
Se, invece, è un cittadino straniero che risiede in Italia e ha i parenti a carico in un’altra nazione, allora non esiste il diritto agli assegni familiari, a meno che si tratti di un cittadino nativo di una nazione europea.
In Italia, malgrado si pensi che il Welfare sia praticamente ridotto a nulla, esistono sostegni economici per coloro che hanno necessità di una mano.
Parleremo prossimamente di altre tipologie di sostegni, anche in virtù di una proposta recente da parte del governo in carica: quella di unificare in un solo sostegno economico quelli attualmente attivi.
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