Dal 1° Luglio 2019 è stato reso obbligatorio, per gli avvocati che si occupano delle materie fiscali, di adempiere alla normativa relativa al processo tributario telematico.
Questa misura fa parte dell’ampio progetto di digitalizzazione che sta interessando l’Italia. I miglioramenti da valutare sono nell’ordine della semplificazione della procedura, ma anche del notevole risparmio per quanto concerne l’utilizzo di carta, di cui i nostri tribunali sono zeppi.
Come funziona, quindi, il nuovo processo tributario telematico? In quest’articolo, tutte le informazioni necessarie a comprendere meglio i meccanismi.
Per qualche tempo è stato lanciato in via sperimentale. Dal 1° Luglio 2019 è divenuto obbligatorio. Ma di cosa si tratta, e come funziona il processo telematico tributario?
Tutto parte dal D.L. 23 ottobre 2018, n.119 convertito il Legge 136 il 27 Dicembre 2018, e dalla modifica dell’articolo 16bis della Legge 546/92 che stabilisce come “la notifica e il deposito degli atti processuali presso le segreterie delle Commissioni tributarie sono eseguiti esclusivamente in modalità telematica”.
Iniziamo dicendo che il deposito telematico è obbligatorio per quegli appelli e ricorsi che sono stati notificati a partire dal 1° Luglio 2019, giorno di avvio di questa riforma.
Solo nel caso in cui si presentino casi eccezionali, come per esempio quando il ricorso è iscritto a ruolo, termine che nel caso della giustizia tributaria significa che l’ente creditore, verificata l’inadempienza del contribuente, dà mandato all’agenzia per la riscossione di esigere il credito attraverso l’esecuzione forzata.
ATTENZIONE: per i processi il cui valore non superi i 3.000 euro, e senza la necessità di avvalersi della consulenza di un legale, si può ancora ricorrere con il metodo cartaceo tradizionale qualora il cittadino preferisse agire in questa forma.
Approfondiamo ora la parte pratica: come funziona il nuovo procedimento.
Per permettere l’adeguamento al nuovo protocollo, è stato lanciato online il portale online della Giustizia Tributaria SIGIT. Per registrarsi, collegarsi al link registrati e leggere le istruzioni fornite.
I ricorsi dovranno essere elaborati in formato .pdf in maniera da poter essere riconosciuti dal sistema digitale.
Cosa molto importante: deve essere un documento nativo, nel senso che non sono validi i documenti trasformati in .pdf dopo esser stati scansionati.
Non basta, perché dopo aver redatto il documento, sarà necessario convertirlo nel formato .psf/A in quanto questo è il protocollo accettato dal portale online della Giustizia Tributaria SIGIT che alla sezione Modulistica consente, gratuitamente, di convertire il documento nel formato prestabilito, ma solo dopo essersi registrati al portale e aver ricevuto le credenziali per accedere.
Il procedimento è facile: è sufficiente caricare il file nell’apposita sezione “upload” per trasformarlo nel formato accettato. Ecco il link per procedere al caricamento: procedi alla conversione del documento.
Dopo aver creato il documento, è obbligatorio apporvi la firma digitale del difensore e del contribuente.
Il documento – o meglio il file – definitivo che si otterrà, sarà nel formato P7m che garantisce anche che non possa essere in alcun modo modificabile.
Preparati il documento in questione, si deve inviare il tutto, allegando la procura controfirmata – in forma digitale – dal contribuente, tramite PEC – Posta Elettronica Certificata o all’Ente impositore o all’Agente di Riscossione.
Dopo l’invio, sarà lo stesso sistema telematico a rilasciare, sempre via PEC, le ricevute di invio e ricezione della notifica, a conferma ufficiale dell’avvenuto inoltro.
ATTENZIONE: è consigliabile apporre, in calce ai documenti digitali, l’attestazione di conformità e anche inserire la relata di notifica.
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