<p>Il <strong>sistema fiscale italiano</strong> è uno dei più complessi d’Europa, ma a ben vedere, appare esserlo anche a livello internazionale.</p>
<p><strong>Un intricato sistema di norme</strong> e sotto norme, che non rende facile la vita dei contribuenti, che sono così costretti ad affidare ad esperti del settore, l’espletamento dei tanti <strong>obblighi fiscali</strong>.</p>
<p>In Italia, tra le tante imposte, esiste l’i.v.a. – Imposta sul Valore Aggiunto – una gabella che lo Stato italiano pretende ogni qualvolta si vende un bene o un servizio.</p>
<h2>Partita i.v.a: che cos’è</h2>
<p>La partita i.v.a. è un&#8217;imposta che viene calcolata, obbligatoriamente, sulla vendita di ogni bene o servizio all&#8217;interno del territorio italiano.</p>
<p>Molte sono le critiche che si manifestano contro <strong>l’imposta sul valore aggiunto</strong>, non solo perché si tratta proprio di un’imposizione – le imposte lo sono a tutti gli effetti – ma anche perché la percentuale che grava su beni e servizi, sta salendo vertiginosamente, e quella maggiormente utilizzata – speriamo di no ovviamente – rischia di salire a ben il <strong>25%</strong>, se il governo italiano non sarà in grado di equilibrare l’ormai famoso criterio di “<em>pareggio di bilancio</em>” da presentare all’<strong>Unione Europea</strong>.</p>
<p>Diversi sono gli<strong> scaglioni percentuali</strong>, a secondo del settore di riferimento: in <strong>editoria</strong>, ad esempio, l&#8217;i.v.a. che si applica è al 4%. Per i prodotti commerciali, attualmente è al 22%.</p>
<p>A parte questi discorsi di <strong>ordinaria burocrazia</strong> e di fiscalità nazionale, molte sono le partite i.v.a. attive nel nostro paese. Però, è anche bene fare un distinguo tra le varie tipologie di partite i.v.a. che sono diverse, a seconda che si tratti di aziende, lavoratori autonomi e professionisti.</p>
<h2><strong>Quante sono le partite i.v.a. in Italia</strong></h2>
<p>Dati relativi a studi effettuati nel 2016, parlano di <strong>8,6 milioni di partite i.v.a.</strong> di cui solo 6,2 milioni risultano essere attive. E volendo andare più nel dettaglio, di questi 6,2 milioni, 3,9 milioni sono quelle relative alle <strong>persone fisiche</strong>, come professionisti e <strong>lavoratori autonomi</strong>.</p>
<p>Proprio in virtù del fatto che molte partite i.v.a risultano esser state aperte, ma mai utilizzate – sono ben 2,4 milioni quelle inattive &#8211; il governo ha pensato bene di <strong>procedere alla chiusura</strong> <strong>d’ufficio</strong>, che significa che – se per tre anni una partita i.v.a. non viene utilizzata, questa può considerarsi inutile, e quindi, disattivata.</p>
<h2>Come funziona la disattivazione d’ufficio</h2>
<p>Con la misura introdotta con il <strong>collegato alla <a href="http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/10/24/16G00209/sg">legge di bilancio 2017</a></strong>, l’Agenzia delle Entrate può disattivare le partite i.v.a. che risultino di non esser state utilizzate nei tre anni precedenti all’attività svolta.</p>
<p>La novità più interessante, rappresentata da questa nuova misura, è quella che <strong>cancella le sanzioni</strong> che erano previste per coloro che dimenticavano di comunicare al Fisco la <strong>cessazione dell’attività</strong>. Quindi: abolite le sanzioni pecuniarie che andavano da 500 euro a 2.000 euro. Una bella notizia.</p>
<p><strong>ATTENZIONE</strong>: in realtà questa misura non prevede verifiche dell’inattività delle partite i.v.a. chiudendole in automatico. Permette invece, a coloro che non hanno avuto alcun tipo di attività nel<strong> triennio precedente</strong>, e chiudono la loro partita fiscale abbinata a detta attività, ma dimenticano di comunicare all’Agenzia delle Entrate la cessazione, di non dover pagare <strong>sanzioni amministrative</strong>.</p>
<p>Di conseguenza, <strong>non è un procedimento automatico</strong>. E’ solo un’agevolazione prevista per quelle persone che, titolari di una partita i.v.a. associata a un’attività che per tre anni non ha avuto alcun tipo di movimentazione, decidono di cessarla.</p>
<p>Se quindi, dopo aver<a href="https://www1.agenziaentrate.it/modulistica/altri/modelli_attivita.htm"><strong> cessato l&#8217;attività</strong></a>, ci si ricorda in ritardo ; di non averlo comunicato all&#8217;Agenzia delle Entrate, non si incorrerà in sanzioni.</p>
<p>Ovviamente, esistono anche i casi in cui un contribuente <strong>non intende chiudere la partita i.v.a.</strong> In tal caso, si può opporsi dichiarandolo all&#8217;<strong>Agenzia delle Entrate</strong>.</p>
<h2>Conclusioni</h2>
<p>Hai una storia interessante da raccontare ai nostri lettori, legata alla tua esperienza sulla cessazione di un&#8217;attività con partita i.v.a.? Scrivici, compilando il modulo che troverai cliccando sul link <strong><a href="https://consumatori.blog/storie-di-consumatori/">Storie di consumatori</a></strong>.</p>
<p>I racconti che riterremo maggiormente interessanti, verranno pubblicati su questo sito.</p>

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